LE FESTE PAESANE LAST MINUTE FASULLE COME GLI OUTLET
BORIN (PRESIDENTE DEI “RISTORANTORI PADOVANI “DELL’ASCOM CONFCOMMERCIO DI PADOVA): “GLI AMMINISTRATORI COMUNALI SIANO PIU’ ATTENTI NEL DARE LE AUTORIZZAZIONI”
Outlet e feste paesane “last minute”: fasulli gli uni, fasulle le altre. Dove per “feste paesane last minute” si intendono quelle sorte letteralmente come i funghi, senza un minimo di tradizione ma solo con tanta voglia di fare business, spesso e volentieri in barba ai dettami del fisco.
“Potrebbe sembrare un parallelo azzardato – esordisce Giorgio Borin, presidente dei “Ristorantori Padovani” dell’Ascom Confcommercio - ma non lo è perché alla base c’è il dispregio della cultura di un territorio e c’è il palese artificio: fasulle, per l’appunto, sono le “cittadelle” costruite ai lati delle autostrade che finiscono per far chiudere decine di negozi nell’arco di almeno cento chilometri e fasulle sono le feste paesane “della pappardella” o “della birra” che stanno proliferando ad ogni estate che passa con evidenti ripercussioni, per nulla positive, su ristoranti, trattorie, e pubblici esercizi delle zone colpite da queste vere e proprie calamità per nulla naturali”. Ovviamente niente da eccepire nei confronti degli appuntamenti tradizionali, magari vecchi di secoli, che hanno contribuito a fare la storia e la tradizione del nostro territorio e nulla da eccepire nemmeno con le nuove proposte che giungono dalla sinergica collaborazione di più attori presenti sul territorio (amministrazioni comunali, categorie economiche, gruppi di volontariato, ecc.) e che hanno a cuore lo sviluppo del commercio e del turismo di una determinata realtà. Molto invece da ridire su feste paesane improvvisate (se non nell’organizzazione complessiva, di sicuro nell’allocazione e nella definizione) che alimentano un sottobosco fatto di personaggi alla ricerca del facile guadagno.
“Purtroppo – continua Borin – così come avviene per gli outlet che riescono ad offuscare la visione prospettica di qualche amministratore comunale desideroso di incassare i denari dell’urbanizzazione e dell’Imu e non si accorge che tutto intorno si diffonde il deserto, così anche per le feste senza arte né parte, amministratori poco accorti finiscono per autorizzare iniziative che non portano ad alcun beneficio per l’economia locale se non a quello di rimpinguare le tasche di organizzatori che spesso nulla hanno a che vedere con le realtà dove queste feste insistono”. Altri punti dolenti di tali manifestazioni sono le precarie condizioni igieniche nei luoghi dove si preparano i cibi e la messa in sicurezza di chi lavora e dell’ospite.
E mentre per ciò che riguarda gli outlet l’Ascom spera che la nuova legge regionale sul commercio chiuda definitivamente la possibilità per queste cittadelle di sorgere a ridosso dei caselli autostradali, per le feste paesane l’Ascom chiede che sia cogente il controllo da parte degli organi deputati allo stesso.
“Oggi molti esercenti – conclude Borin - si stanno rivolgendo alle nostre associazioni di categoria affinché si faccia qualcosa contro il proliferare abnorme di queste feste che, tra l’altro, durano per diversi giorni. Che di punto in bianco un amministratore di un qualsiasi comune dei colli veneti, autorizzi la realizzazione, sul proprio territorio, della “festa della spigola”, questa è un’offesa al buon senso oltre che un danno patrimoniale a chi svolge professionalmente un’attività nel comparto del turismo.